Ondarock, September 28, 2013: Difference between revisions
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Elvis che sbraita a capo di un comitato di protesta che percorre a testa alta i quartieri residenziali: tranquilli non sporcheremo, non faremo rumore, canteremo solo la nostra sofferenza. E i Roots spingono, con la batteria svolazzante ma metronomica di Questlove, fiati armonizzati e persino trascorsi costelliani campionati e abilmente nascosti. Il cantautore e la sua big band, capaci di illuminare con urgenza ed entusiasmo il funky hip-hop insolente di “Refused To Be Saved” come pure il soul reggae di “Wake Me Up”, ma anche il recitato ruvido con chitarra wah wha ed echi gospel di “Stick Out Your Tongue” o ancora la ballata movimentata e sussurrata (alla “Boy With a Problem”) di “Tripwire”. Costello che si fa ora equilibrista ora sguaiato, mentre intorno monta un ritmo sincopato e spezzato, e le tastiere modello clavinet puntellano e il sousafono di Tuba soffia in modalità New Orleans, tra “Come The Meantimes” e “(She Might Be A ) Granade”, per poi trasportare il mood blues su territori latini in “Cinco Minutos Cos Vos”, in bilico militante tra il Robert Wyatt di “Caimanera” e i Working Week di “Vencemeros”. “If I Could Believe”, si chiede l’attore protagonista, nel suo classico stile struggente, tirato allo spasimo, ma qui, caro Costello, di dubbi ce ne sono pochi, c’è spazio solo per gli usuali ringraziamenti. | Elvis che sbraita a capo di un comitato di protesta che percorre a testa alta i quartieri residenziali: tranquilli non sporcheremo, non faremo rumore, canteremo solo la nostra sofferenza. E i Roots spingono, con la batteria svolazzante ma metronomica di Questlove, fiati armonizzati e persino trascorsi costelliani campionati e abilmente nascosti. Il cantautore e la sua big band, capaci di illuminare con urgenza ed entusiasmo il funky hip-hop insolente di “Refused To Be Saved” come pure il soul reggae di “Wake Me Up”, ma anche il recitato ruvido con chitarra wah wha ed echi gospel di “Stick Out Your Tongue” o ancora la ballata movimentata e sussurrata (alla “Boy With a Problem”) di “Tripwire”. Costello che si fa ora equilibrista ora sguaiato, mentre intorno monta un ritmo sincopato e spezzato, e le tastiere modello clavinet puntellano e il sousafono di Tuba soffia in modalità New Orleans, tra “Come The Meantimes” e “(She Might Be A ) Granade”, per poi trasportare il mood blues su territori latini in “Cinco Minutos Cos Vos”, in bilico militante tra il Robert Wyatt di “Caimanera” e i Working Week di “Vencemeros”. “If I Could Believe”, si chiede l’attore protagonista, nel suo classico stile struggente, tirato allo spasimo, ma qui, caro Costello, di dubbi ce ne sono pochi, c’è spazio solo per gli usuali ringraziamenti. | ||
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